Ibridi – I

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Per completare le mie bordure con poca spesa , volli tentare anche la semina delle erbacee perenni. Cominciai, naturalmente, con le specie più facili da ottenere: il garofanino dei poeti, Dianthus barbatus e uno dei tanti ibridi di Aquilegia vulgaris. Soprattutto quest’ultima si rinsemina così abbondantemente che me la ritrovavo (e me la ritrovo) un po’ ovunque, sempre ben accetta, a rallegrare con i suoi fiori dalla caratteristica elaborata forma peduncolata, il giardino primaverile.
I giardini venuti dal vento, Maria Gabriella Buccioli

Ho iniziato ad amare queste “fate del giardino” alcuni anni fa, quando ho adottato le prime due piantine di ibridi di aquilegia vulgaris messe a dimora in una zona fresca e riparata, attraversata dal sole buono del mattino. Si sono trovate bene e hanno deciso di restare, così, primavera dopo primavera, il cuscino di foglie che costituisce la vegetazione basale si allarga sempre di più.

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Da lì, in aprile, si innalzano steli lunghi sottili e rigidi che sostengono le belle corolle, verso l’alto a cercare il sole. La forma del fiore elaborata, slanciata e ricca di punte e speroni le rende un capolavoro di architettura gotica. La testa, leggermente reclinata, racchiude all’interno un bellissimo disegno dalla geometria perfetta, forme morbide in netto contrasto con i petali lunghi e appuntiti.

IMG_3030Le si riconosce con grande facilità per l’aspetto della corolla, complessa, quasi esotica, composta da cinque sepali simili a petali, alternati a cinque petali dotati di uno sperone, sul fondo del quale si raccoglie il nettare, capace di attirare insetti impollinatori autoctoni dotati di una “lingua” lunga, come api, bombi, falene e, persino, colibrì.
Gardenia n. 361, maggio 2014

Sono erbacee perenni biennali, se si piantano da seme quindi dopo un anno comparirà solo la foglia, bellissima nella forma e nel colore, il secondo anno arriverà il fiore. Quando i petali cadono, resta la capsula che racchiude i semi, piccoli semi neri e tondi che proveranno a germogliare là dove li porterà il vento.

Fate ballerine o forse streghe buone, sono questi fiori dai cinque petali di raso che arrivano dalla montagna e che sembra debbano spiccare il volo da un momento all’altro. E chissà che, appena volto le spalle e chiudo la porta di casa, non lo facciano davvero.

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